Festa di San Biagio - anno 2021




San Biagio

estratto dall'omelia del parroco don Renzo Foglia

Ferrara, Parrocchia di S. Biagio, 3 febbraio 2021


 San Biagio era vescovo di Sebaste, una città dell’Armenia, una diocesi che contava, nel IV secolo d.C., all’incirca cinquanta persone: era vescovo di cinquanta persone.
 I pagani che lo attorniavano avevano stima di S. Biagio, ma quando iniziò la persecuzione egli si ritirò in una grotta in un monte vicino alla sua città e lì visse in pace, sino a quando un delatore lo ha fatto consegnare alle guardie pagane che lo presero, lo interrogarono, lo condannarono a morte e non contente di questo, prima di ucciderlo, lo torturarono – e qui adopero la parola in dialetto - con la streggia (la striglia), che serve per pulire il pelo dei cavalli, solo che messa sulla carne dell’uomo non è che pulisca i peli, tira via la pelle! Provate quindi ad immaginare il dolore.
 E qui vicino alla sua statua abbiamo la spatola che ricorda questo flagello che gli è stato imposto.
 Ormai tutto grondante sangue, San Biagio ha le ore contate, mentre sta per essere portato al patibolo.
 Una mamma disperata ricorre a lui e gli dice “Fammi la grazia perché mio figlio sta morendo soffocato!” e nonostante tutto quello che ha subito, S. Biagio intercede perché questo bambino guarisca.
 Ecco perché lo ricordiamo, prima di tutto.
 Ma la fama di questo santo orientale arriva anche a noi, verso l’occidente, tanto è vero che la nostra parrocchia è dedicata anche a S. Biagio, ci sono dei paesi che si chiamano S. Biagio.
 Accanto a tutto questo dobbiamo chiederci: ma che cos’è la santità?
 Perché spesso e volentieri quando uno ci dice: “Ma tu conosci i santi?” “Ma certo!”. Da buon ferrarese, se sono un maschio, penso a S. Antonio, guai a chi tocca S. Antonio, è il meglio di tutti.  E la donna pensa a Santa Rita da Cascia, quella sì che è la santa dei miracoli impossibili. Capite più che bene che andiamo sempre a finire molto indietro nel tempo.
 Quando invece la santità è anche nei nostri giorni, anzi, possiamo dire che ci sono più santi oggi di allora! Abbiamo persone che hanno camminato con noi nella nostra vita, faccio solamente alcuni nomi: Padre Pio, madre Teresa di Calcutta, pensiamo a Giovanni Paolo II.
 Ma voi direte che questi sono pezzi da novanta! Si questi sono pezzi da novanta: sono conosciuti in tutto il mondo…..
 E se vi dicessi: faccio i campi con i ragazzi e una sera stupenda, con la luna, che era meglio di un faro e che illuminava il sentiero, mi si avvicina una ragazza e mi chiede: “Sei contento se parliamo?” e io dico “Di più, molto di più, almeno così non perdiamo il tempo”. E così ci mettiamo a parlare. Era una ragazza non molto distante da noi, di Tresigallo, Laura Vincenzi, già serva di Dio. Ha fatto i campi con me. Ero accanto ad una che sicuramente diventerà santa, una persona dei nostri giorni.
 Quindi, come dico sempre, basta avere la gioia di conoscere le persone, e perché dico la gioia di conoscere le persone?
 Perché, vedete, la santità che cos’è? Il frutto di due esperienze straordinarie: ama Dio, ama il prossimo. Non si scappa mica da questo: non diventi santo se ami solamente Dio, non diventi santo se ami solamente il prossimo. Messi assieme, arrivi alla tua santità, e quanto è bello tutto questo.
 Quando questo amore si fa grande giorno per giorno, verso il Signore e verso le persone che abbiamo attorno a noi, lì nasce la concretezza della nostra santità, lì diventiamo veramente concreti ….. nelle piccole cose sapete .…. quanto è bello dire grazie, quanto è bello salutare una persona con il sorriso.
 Questo è l’aspetto più bello della nostra vita. Comincia ad amare le persone che hai attorno a te, comincia a volere bene ai tuoi fratelli.
 Ecco dove nasce veramente la santità e la cosa più bella è anche questa: che non c’è nessun santo uguale ad un altro, nessun santo. Eppure, tutti vanno verso l’amore di Dio e verso l’amore del prossimo, tutti.
 Ecco San Biagio, non importa tanto il numero quanto la qualità: quanto è stato bello quando ho scoperto che era Vescovo di una diocesi di 50 persone, erano le prime conversioni in quei luoghi, le primissime, eppure il Signore ha saputo operare attraverso la vita di questo santo.
 C’è veramente da ringraziare San Biagio che ricordiamo anche a qui a Ferrara, giorno per giorno nella nostra preghiera.
 Adesso che ho la possibilità di dire il santo patrono durante le mie messe, ricordo sempre San Biagio.
 Quindi ringraziamo veramente il Signore, quanto è bello che abbiamo questo patrono che ci aiuta a vivere, lo dico con una battuta, e a sopportare pazientemente anche la mascherina, che riguarda anche la nostra gola…  ringraziamo il Signore sempre, diamo anche questo fastidio per la nostra santificazione perché possiamo santificare altre persone, che poi significa voler bene a queste persone.
 Concludo con una frase di Sant’Agostino, prima ho parlato in dialetto adesso parlo con una lingua scolastica: “Si isti et istae, cur non ego?“ cioè “se questi e queste (ce l’hanno fatta a diventare santi) perché non io?”.
 Ci lasciamo con questa frase: se ce l’ha fatta Sant’Agostino, un grande nella chiesa, in tutto e per tutto, sia nel male sia nel bene, un grande.
 E quindi c’è solamente da ringraziare il Signore. Ce l’ha fatta lui, con la grazia di Dio, piano piano ci avviciniamo alla santità anche noi.