ALLA SCOPERTA DELLA CHIESA DI SANTA GIUSTINA

Il giorno 19 gennaio 2019, insieme a Daniele Balboni, abbiamo varcato la porticina che immette nella Chiesa di Santa Giustina, diventata di proprietà della parrocchia di Santa Maria Nuova in seguito alla donazione fatta dalle monache agostiniane.

CHIESA

La chiesa, a pianta rettangolare, comunica con la sacrestia e con il coro.

Entrando dalla porta centrale, si nota l’altare di marmo in stile barocco raggiungibile salendo due gradini e protetto da una balaustra. Ai suoi lati vi sono due finestrelle che venivano utilizzate per distribuire la Comunione alle suore, riunite nel coro.

Pregevole è anche un piccolo altare posto alla sinistra di quello maggiore.

I fedeli che assistevano alla Messa o ad altre funzioni religiose avevano a disposizione due file di banchi.

Osservando il pavimento si notano piccoli fori dai quali, quando sarà attivata la caldaia, uscirà l’aria calda per riscaldare l’ambiente. Sulle pareti laterali si trovavano delle porte di accesso al convento; ora sono murate perché dall’altra parte sono stati costruiti degli appartamenti privati.

Pur essendo agibile, la chiesa presenta i segni del terremoto del 2012, come ad esempio i calcinacci di una decorazione, caduti a terra o la crepa sopra la porta d’ingresso, sulla quale, per controllarne la tenuta, verranno posizionati dei vetrini.

SACRESTIA

Dal coro si accede alla sacrestia che risulta piuttosto buia perché illuminata da due piccole finestre poste in alto. All’interno è conservato un altare dell’Ottocento dedicato alla Madonna, utilizzato fino al 1970 per le funzioni religiose secondo quanto stabilito dal Concilio Vaticano II. Di pregio è anche una fontanella del 1800, dalla quale il sacerdote attingeva l’acqua per lavarsi le mani prima della messa.

La porta che immette nella chiesa è divisa in due parti: quando si celebrava la messa le monache aprivano la parte in alto per assistervi, per poi chiuderla una volta terminata.

CORO

Il primo ambiente che abbiamo visitato è quello dove le suore di clausura si riunivano per celebrare la Liturgia delle ore con preghiere e canti o per assistere alla messa, sedute o inginocchiate nel coro ligneo, posto di fronte all’altare doppio perché collegato direttamente con quello della chiesa. Ai lati dell’altare ci sono due finestrelle dalle quali le monache ricevevano la Comunione.

Il coro a pianta ottagonale, una volta sistemato e ripulito, potrà diventare la sede ideale per riunioni, incontri di preghiera o altri incontri sempre nel rispetto del luogo.

Allo stadio attuale, tanti sono i progetti collegati al restauro dell’altare sotto al quale, ad esempio, verrà posizionata una scultura in legno, raffigurante una “Deposizione” e realizzata da un artista di montagna con il quale si sono già presi contatti.

BAGNO E STANZA ATTUALMENTE INAGIBILE

Passando da un varco a sinistra dell’altare del coro, troviamo un piccolo bagno mentre a destra c’è una porta oltre la quale una rampa di scale alta e stretta conduce verso una stanza finestrata, ampia e luminosa, ideale per noi ragazzi, ma inagibile perché le travi del solaio non reggono più il peso del pavimento (instabilità). Purtroppo il restauro di questo vano è molto costoso.

Va comunque precisato che se il pavimento non viene sollecitato, non c’è pericolo di crollo.

Da questo punto, proseguendo la salita si arriva al campanile.

LA STANZA DESTINATA AI GIOVANISSIMI

Alla sinistra dell’altare si trova un’altra rampa di scale che porta ad un ambiente di forma irregolare. È luminoso perché dotato di tre ampie finestre: due hanno l’accesso all’esterno e una al coro.

Inizialmente si pensava che potesse diventare una biblioteca, ma poi il progetto non ha avuto seguito perché sono rimasti veramente in pochi i diaconi che hanno dimostrato interesse per questa chiesetta diventata nel frattempo di proprietà della parrocchia di Santa Maria Nuova – San Biagio e fin d’ora gestita da don Renzo e dal diacono don Daniele, in armonioso accordo tra di loro.

Daniele pensa che questo spazio potrebbe diventare il punto d’appoggio per la realizzazione delle attività dei giovanissimi. Una volta tinteggiato, con almeno una parete colorata di verde Tiffany, su suggerimento di Matilde, lo si potrebbe arredare con un tavolo, qualche sedia e altri accessori scelti dai ragazzi in funzione delle loro attività. Attualmente si stanno sviluppando quattro progetti: il giornalino "La Voce dei Ragazzi", l’implementazione del sito della parrocchia, le adozioni a distanza, il sostegno alla ricerca del professor Strippoli.


BREVE CRONOLOGIA

La chiesa di Santa Giustina, si trova in piazzetta Cortebella, in angolo con via Garibaldi.

L’edificio religioso, al quale erano annessi due ospedali per indigenti e infermi, fu edificato dai monaci benedettini nel IX secolo, durante il pontificato di Leone III. Diversi documenti dei secoli successivi attestano che rimase parrocchia indipendente fino al 1583 quando, dopo la morte del rettore Don Giovanni Battista Containi, divenne il seminario dei Chierici Rossi cosiddetti dal colore delle tonache dei primi 14 giovani seminaristi che vi furono ospitati.  

Nel 1721, in seguito al trasferimento del seminario nel palazzo Trotti – Costabili, nell’attuale via Cairoli, il complesso fu destinato a "Conservatorio per fanciulle". Nel 1798, quando i francesi soppressero tutte le istituzioni di tipo religioso, nel conservatorio, denominato dai ferraresi “delle zitelle”, vivevano venti fanciulle.

Nel 1832 le monache di san Guglielmo occuparono il complesso che fino ai primi del Novecento diede ospitalità a fanciulli orfani e poveri, poi trasferiti nell’istituto Umberto I.

Nel 1907 fu acquistato da privati, che lo adibirono a convitto e pensionato, nominalmente per giovani bisognosi, ma di fatto frequentato da studenti di buona famiglia. In seguito al fallimento di questa iniziativa, nel 1916, fu ceduto alle monache Agostiniane che riaprirono la chiesa al culto.

I bombardamenti del 1944 non danneggiarono la chiesa, che funzionò da succursale a Santa Maria Nuova fino al 1949 quando quest’ultima tornò ad essere agibile.

In seguito a recentissimi lavori, l’ex convento è stato risistemato e adibito ad abitazione civile. La chiesetta invece, di proprietà della Parrocchia di San Biagio, necessita tutt’ora di lavori di restauro per ritornare alla sua funzione di luogo di culto.


LA CHIESA

L’edificio ha subito negli anni parecchie modifiche. Nel XVI secolo la chiesa fu ridisegnata con pianta ad aula da Giovan Battista Aleotti che ne ideò anche la porta di marmo. Risale al 1769 un nuovo intervento con l’aggiunta di una cappella interna e del campanile. Pochi anni dopo, Antonio Foschini trasformò la chiesa interna in forma ottagonale, conservando dell’antica edificazione solo il portale.

Attualmente la chiesa presenta due altari laterali, costruiti per volontà dei conti Camerini e Grosoli, mentre sull’altare maggiore si trova una tela con il martirio della Santa, opera di Francesco Parolini. L’elemento decorativo più prezioso dal punto di vista storico, messo in sicurezza dopo il terremoto del 2012, è costituito da una terracotta di scuola ferrarese o romagnola, murata nella parete del coro e risalente alla seconda metà del Quattrocento. In ordine sequenziale, la prima parte di questo prezioso reperto a forma di lunetta rappresenta l’Angelo dell’Annunciazione; la seconda Dio Padre che tiene in mano un crocefisso e in alto una colomba, simbolo dello Spirito Santo; nella terza La Vergine Annunziata.


BIBLIOGRAFIA

Carlo Bassi, “PERCHÉ FERRARA È BELLA”, Gabriele Corbo editore (pag. 217).

Paolo Fioravanti e Italo Marzola, “S. MARIA NUOVA E S. BIAGIO, UNA CHIESA TRA STORIA E LEGGENDA”, (pag. 102).

Antonio Frizzi, “MEMORIE PER LA STORIA DI FERRARA”. Tomo 4, Ferrara 1796.

Giuseppe Manini Ferranti, “COMPENDIO DELLA STORIA SACRA E POLITICA DI FERRARA”, Socj Bianchi e Negri, 1808-1810.

Gerolamo Melchiorri, “NOMENCLATURA ED ETIMOLOGIA DELLE PIAZZE E STRADE DI FERRARA E AMPLIAMENTI”, a cura di Carlo Bassi, Ferrara, 2G Editrice, 2009.